Caselette: prima, durante e dopo ... |
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"Ernestino" Oggi, Ernestino vive con i suoi acciacchi nella sua casa, in Caselette, e di tanto in tanto lo si può incontrare per le strade del paese; è una persona schiva e riservata, ma che ama la compagnia e le buone maniere, non è molto loquace e non parla mai a sproposito, ma soprattutto chiede e vuole che i giovani e i ragazzi non dimenticano, come si è arrivati alla libertà e alla democrazia. Noi che abbiamo raccolto questa storia, ringraziamo Ernestino, il quale dopo aver letto quanto scritto ne ha autorizzato la pubblicazione. Ernesto Corniglia - detto Ernestino - quante volte l'abbiamo incontrato in groppa alla sua bicicletta, a pedalare per le vie del paese, tante e tante volte. Adesso ci capita di incontrarlo sempre più di rado e a piedi, colpa degli acciacchi che inevitabilmente ad un certo punto arrivano e ci fanno compagnia. "Caselette Notizie" inizia, con quella di Ernestino, a raccontare, brevemente, le “storie” di persone che vivono assieme e con noi a Caselette, e che spesso, pur incontrandoli tante volte, non sappiamo e non conosciamo niente di loro. Iniziamo con quella di Ernestino, ma è nostra intenzione continuare con le storie di altri nostri compaesani. Ernesto Corniglia detto Ernestino, primo di tre fratelli, è nato nella cascina "Cecu" ai confini tra Caselette e Alpignano, in via Grange Palmerio, nel Comune di Alpignano, da una famiglia di contadini affittuari (si affittava la terra altrui per coltivarla) il 27 luglio del 1924; consegue il titolo di studio della 3ª elementare a Caselette e, solo successivamente, dopo aver frequentato una multiclasse (classe formata da alunni di diverse classi) alle scuole serali di Caselette, consegue il diploma di 5ª elementare. La scuola era ubicata nei locali del vecchio Comune in via Alpignano. La famiglia di Ernestino, in seguito, viene ad abitare a Caselette, nella cascina Borello, dove adesso c'è il deposito degli attrezzi del Comune. A 14 anni trova lavoro come "ragazzo" saldatore; a 16 è apprendista e trova lavoro presso la ditta S.A. FILP, importante industria di utensili e lime, che allora occupava circa 1.200 lavoratori e aveva già una mensa per i lavoratori, a Cascine Vica. La FILP è stata una fucina che ha formato Ernestino non solo come bravo lavoratore ma, la frequentazione dei compagni di lavoro, l'ha temprato anche dal punto di vista sociale e politico. Nella fabbrica, siamo all'inizio degli anni 40, non c'era giorno senza ricevere la visita della polizia fascista e, a volte, anche dei soldati tedeschi, che interrogavano e spesso arrestavano dei compagni di lavoro.Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, la repressione si faceva sempre più dura e capitava che la mattina si arrivava in fabbrica e si scopriva l'assenza di altri compagni, anche loro finiti nelle galere fasciste. "Questa situazione aumentava in noi la paura e la rabbia. ma anche la consapevolezza che bisognava fare qualcosa prima che la stessa sorte potesse toccare anche a te. Il bombardamento del dinamificio Nobel di Avigliana l'ho visto dai boschi del Musinè dove, assieme ad altri giovani di Caselette. sono scappato per la paura che i tedeschi o i fascisti potessero venire a prendere anche me". Nel mese di ottobre del 1943, Ernestino si sente quasi braccato, la repressione fascista e nazista si era fatta ancora più dura e allora prende la decisione di abbandonare la fabbrica per rifugiarsi in montagna. Andò a rifugiarsi sul Colombardo, sopra Condove, dove sapeva di trovare altri compagni che lui ben conosceva: sono Francesco Chiarbonello e Paolo Coterchio che incontra subito, ed è cosi che incomincia a partecipare in modo attivo al movimento Partigiano e alla Resistenza. Quanti ricordi affiorano in Ernestino, pensando a quei giorni in montagna. I compagni, la gente del luogo che li aiutava come poteva, con pane, quasi sempre duro, e un po' di formaggio, ma che si apprezzava molto. I piccoli lavoretti che si facevano per sdebitarsi: taglio dell'erba, la raccolta dei frutti, il vangare la terra ecc .... E poi le pene inflitte dalla polizia fascista e dai tedeschi ai genitori, per la scelta dei figli di rifugiarsi in montagna e combattere nella Resistenza. Il Papà di Ernestino è stato arrestato per ben tre volte, "ma Lui nemmeno sapeva dove ero nascosto". |
"In montagna si dormiva dove capitava, nelle baite quando eravamo fortunati, se no per terra e su giacigli fatti al momento e tante volte anche all'aperto. Il rapporto con la gente del luogo era speciale quasi fraterno, loro sapevano che noi, anche se affamati, non rubavamo, dovevamo arrangiarci con quello che ci veniva dato. Ho saputo di nostri compagni che sono stati addirittura fucilati per essersi approfittati di qualcosa: c’erano le regole che dovevamo osservare con rigore ". Ernestino ogni tanto riusciva, attraverso i sentieri del bosco, a fare una capatina a Caselette e cosi, di nascosto, poteva vedere anche i suoi genitori. "I rastrellamenti dei tedeschi erano quelli che temevamo di più, anche se le staffette ci avvertivano. Temevano non solo per noi, ma anche per quello che poteva succedere alla popolazione ". "Il nostro armamento era scarso, le armi erano soprattutto quelle che riuscivamo a sottrarre al nemico, ma le pallottole erano contate e non le potevamo sprecare ". Queste storie sono conosciute e già raccontate da tanti Partigiani combattenti, ma Ernestino insiste perché "tutti devono sapere dei sacrifici enormi che abbiamo fatto". Il rastrellamento del 2 luglio del 1944 portò le barbarie del Colle del Lys: è stato un rastrellamento cruento e ad ampio raggio. Ernestino quel giorno operava sopra le montagne di Valdellatorre, verso la Madonna della Basse, ed anche in questi luoghi è stato un giorno durissimo con molti arresti e diversi compagni sono stati uccisi. Ernestino ci tiene a ricordare che in questa circostanza, deve la propria vita agli insegnamenti ricevuti da un militare dell'esercito, del quale non ricorda più il nome, che, scappato dall'esercito, aiutava i resistenti insegnando loro come nascondersi e cosa fare durante i rastrellamenti. Dopo il 25 aprile del 1945, a liberazione avvenuta, Ernestino riprendeva il lavoro lasciato alla FILP, dove sia Lui che altri sono stati integrati, grazie alle idee democratiche e antifasciste dei proprietari dell'azienda. Nel 1950, il lavoro cominciava a scarseggiare ed Ernestino non si fa pregare per seguire una Zia materna che ritornava in Argentina, dopo una visita ai parenti in Italia. In Argentina sperava di mettere a frutto la sua professionalità di meccanico elettricista, ma finisce nella regione di Cordoba a lavorare nei campi e nell'allevamento dei bovini. Nella primavera del 1954, con un po' di delusione per non essere riuscito a realizzare quanto sperato (un'officina propria), torna a Caselette e trova lavoro in un'industria metalmeccanica, la “Motta Frè” di Piazza Zara a Torino. Dal 1961 trova lavoro a Caselette, prima alla s.a.s. S.C.S., e poi alla GECO fino al pensionamento nel 1981. Negli anni della fanciullezza di Ernestino, Caselette era poco più che un piccolo borgo intorno al castello Cays, e in modo più modesto intorno al castello di Camerletto, dove abitavano i nonni paterni di Ernestino. Pochissimi i giochi dei ragazzini, "le bocce e a volte anche le carte ". "Da adolescenti, ragazze e ragazzi, si andava a fare merenda a Pian Domini, e qualche volta riuscivamo anche a ballare nella torretta adiacente. Nel paese, per ritrovo, avevamo il bar Moro, che all'esterno aveva anche un campo per il gioco delle bocce e sopra, dove adesso avete fatto la sezione dei Democratici di Sinistra, c'era il biliardino. Al cinema, quando avevano i soldi, andavamo a Rivoli dove, all'epoca, esistevano due sale. Alla fine della guerra, a Caselette, viene fondata anche una sezione del PCI (partito comunista italiano); i locali erano al piano terreno di via Alpignano, dove adesso c'è la sezione dei D.S. … Negli anni 80, quando ormai Ernestino era in pensione, lo troviamo tra i promotori del circolo ARCI di Caselette, Circolo che contribuì a far vivere per ben nove anni, assicurandone l'apertura e reinventandosi anche il mestiere di barista. Il circolo ARCI, per diversi anni, ha organizzato la festa del 1° Maggio a Pian Domini.
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2015 2014 2013 Caselette, sabato 23 novembre ore 10, presso il Salone Magnetto, CONSIGLIO COMUNALE per evidenziare il principio di legalità-eluso e calpestato nel nostro Paese- e le persone/Associazioni che per tale principio hanno messo e mettono in pericolo la propria vita L'Anpi Alpignano è stata invitata 18/11/2013 29 Aprile Il presidente Rosso
Il presidente L. Rosso alla cerimonia del 25 Aprile a Caselette
25 Aprile 2012 Relazione coordinatore di Caselette
25 Aprile 2012
Caselette 24 Aprile 2012 GIORNALISTA ED ARTISTA IN ERBA
antifascista in fabbrica
...cosa dicono del nostro 25 Aprile
...il nostro
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da: "Caselette Notizie" - a cura del nostro coordinatore di Caselette, Luciano R. |