2016
27 Gennaio
2016
Il Giorno della Memoria, in Alpignano, al Cruto, i Giovani hanno
letto alcuni file dedicati ai Giusti che hanno aiutato gli
Ebrei. E’ stato letto anche un file dedicato ai nostri Giusti,
scritto partendo dalle parole dei Partigiani, dai loro racconti,
per un ringraziamento alle Donne ed ai Contadini; le prime
perché li avevano aiutati con il vestiario e le cure in caso di
malattia, i secondi per il cibo..
Ecco il
file: Giusti Italiani
Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
in occasione della Celebrazione della Giorno
della Memoria
"Primo
Levi: "Meditate che questo è stato.
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore""
(da Quirinale on
line)
2015
Perchè la
nostra pagina dedicata alla Memoria è denominata "Giovani"
Primo
Levi: risposta alla lettera di una scolara
(LaStampa)
Al Visitatore - di Primo Levi
La MEMORIA perchè
"Raccontare poco non era giusto,
raccontare il vero non si era creduti,
allora ho evitato di raccontare.
Sono stato prigioniero e bon, dicevo."
(dalle memorie di un internato - schiavi di hitler.it)
La
Resistenza dei militari italiani nei Lager (IMI)
Nel settembre 1943 vennero catturati e disarmati dai tedeschi oltre
un milione di soldati italiani, che si trovavano in patria o
all'estero, tra Iugoslavia, Francia, Albania, Grecia e isole
dell'Egeo. Di questi più di 600.000 mila finirono nei lager di
prigionia tedeschi (13.000 ufficiali e 57.000 sottufficiali e il
resto soldati). Il regime nazista non considerò mai i nostri
militari catturati come prigionieri di guerra, ma li classificò
subito come IMI (internati militari italiani): come tali furono
obbligati al lavoro forzato e sottratti alla possibilità di
controllo della Croce Rossa Internazionale e alla tutela della
Convenzione di Ginevra del 1929, sottoscritta anche dalla Germania,
che prescriveva un trattamento umanitario. Durante l'internamento
nei campi i nostri militari furono incessantemente invitati, in
cambio della loro liberazione, ad arruolarsi nelle forze armate
tedesche e soprattutto nelle forze armate della Repubblica Sociale
Italiana. La stragrande maggioranza degli internati si rifiutò,
opponendosi a qualsiasi collaborazione e rassegnandosi alla
prigionia nei lager, in tragiche condizioni di vita. La resistenza
nei lager è costata, come risulta dagli stessi registri dei decessi
compilati dai tedeschi in ogni campo di prigionia, il sacrificio di
78.216 persone.
La testimonianza rilasciata dall'ex IMI
AUTIGNA PASQUALE
(ALPIGNANO)
e
Incontro con
il Sindaco di Alpignano del 23/1/14
25/1/2014
Dossier Memoria
Testimonianze
di donne internate
"Gli Schiavi di Hitler..."
La Repubblica Italiana,
dopo anni di colpevole oblio, ha conferito il 19 novembre 1997 la
Medaglia d’Oro al Valor Militare all’ “Internato Ignoto” con
la seguente motivazione:
“Militare fatto
prigioniero o civile perseguitato per ragioni politiche o razziali,
internato in campi di concentramento in condizioni di vita inumane,
sottoposto a torture di ogni sorta, a lusinghe per convincerlo a
collaborare con il nemico, non cedette mai, non ebbe incertezze, non
scese a compromesso alcuno; per rimanere fedele all'onore di
militare e di uomo, scelse eroicamente la terribile lenta agonia di
fame, di stenti, di inenarrabili sofferenze fisiche e soprattutto
morali. Mai vinto e sempre coraggiosamente determinato, non venne
meno ai suoi doveri nella consapevolezza che solo così la sua Patria
un giorno avrebbe riacquistato la propria dignità di nazione libera.
A memoria di tutti gli internati il cui nome si è dissolto, ma il
cui valore ancora oggi è esempio di redenzione per l'Italia”
TORINO:
"SEICENTOMILA NO"
25/1/2014 |
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27 Gennaio 2014
GIORNO DELLA MEMORIA
"Non gridate più"
Cessate di
uccidere i morti,
non gridate
più, non gridate
se li volete
udire,
se sperate di
non perire.
Hanno
l’impercettibile sussurro,
non fanno più
rumore
del crescere
dell’erba
lieta dove non
passa l’uomo.
Giuseppe
Ungaretti
Ai bambini una carezza
Ai bambini una carezza
per tutte le infanzie rubate
per i legami strappati
per i fiori recisi
per le andate senza ritorno
per tutti i "progetti-uomo" mai realizzati
per tutte le ferite dell'abbandono
per tutto il freddo
per tutta la paura
per tutto l'odio
per tutta la fame
per tutto il non amore...
Maria Pia Bernicchia
"I 20 bambini di
Bullenhuser Damm"
(Il 20 aprile 1945 nella scuola amburghese di
Bullenhuser Damm 20 bambini provenienti da tutta l'Europa
vennero uccisi. Questo libro narra la storia delle loro giovani
vite e della tragica catena di vicende passate per l'arresto, la
detenzione nel campo di Auschwitz-Birkenau, la separazione dai
genitori, gli esperimenti medici e il terribile epilogo)
"Scarpette Rosse",
di Joyce Lussu
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Febbraio 2013
Il NEGAZIONISMO
(di C. Vercelli - da Patria Indipendente)
27 Gennaio 2013
Torino, stazione Porta Nuova, binario 17
"Partirono da questa stazione i deportati
politici per i campi di sterminio nazisti. A chi rimaneva
lasciarono la consegna di continuare la lotta contro il
nazifascismo per l'indipendenza e la libertà."
1944-1974
ANED - Associazione
Nazionale Ex Deportati politici nei lager nazisti
Torino, 20
Gennaio
Fiaccolata per la
Memoria dei lager nazisti
h 15.30 davanti al binario 17 di Porta Nuova,
fronte lapide ANED
percorso: partenza Porta Nuova,
corso Vittorio, arrivo davanti all'ex carcere Le Nuove di Torino
Per il terzo
anno consecutivo l’Associazione “Nessun uomo è un’isola” ONLUS,
in collaborazione con la Comunità Ebraica di Torino, ANED e
associazioni Combattentistiche, organizza in occasione della
commemorazione della “Giornata della Memoria”, la “Fiaccolata da
Porta Nuova a Le Nuove”.
(da Anpi prov. TO)
Il giorno della
Memoria -
proponiamo un aiuto
per gli insegnanti, tratto da fra.europa.eu
(FRA
– Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali -
Schwarzenbergplatz 11 - 1040 Vienna)
"Viaggio nel passato –
un insegnamento per il futuro:
Manuale per insegnanti"
20/1/2013 |
TORINO, 1°
Febbraio
Iniziativa
GIORNATA DEL
RICORDO
30/1/2013
Due importanti
testimonianze sulla Shoah:
Liliana
Segre e
Nanette Blitz Konig
(da La Stampa
on line)
27/1/2013
Elena ed il
"suo" TRENO DELLA
MEMORIA
Una studentessa
e la sua esperienza
(abbiamo tolto le foto per non appesantire ulteriormente il
PDF)
Grazie Elena...
27/1/2013
Moni Ovadia
Gli eredi
dei ragazzi di Salò
27/1/2013
Merkel, sempre responsabili per crimini
nazisti
BERLINO - La Germania
ha "una responsabilità permanente per i crimini del
nazionalsocialismo": lo ha detto la cancelliera tedesca Angela
Merkel in vista dell'80/mo anniversario dell'arrivo al potere di
Adolf Hitler e alla vigilia del 'Giorno della memoria'.
"Naturalmente, abbiamo una responsabilità permanente per i
crimini del nazionalsocialismo, per le vittime della seconda
guerra mondiale e, anzitutto, anche per l'Olocausto", ha detto
la Merkel in un podcast pubblicato oggi sul suo sito Internet,
quando mancano tre giorni all'anniversario - mercoledì - della
salita al potere di Hitler il 30 gennaio 1933. "Dobbiamo dire
chiaramente, generazione dopo generazione, e dobbiamo dirlo
ancora una volta: con coraggio, il coraggio civile, ognuno,
individualmente, può impedire che il razzismo e l'antisemitismo
abbiano alcuna possibilità", ha aggiunto. "Noi affrontiamo la
nostra storia, non occultiamo niente, non respingiamo niente -
ha concluso -. Dobbiamo confrontarci con questo per assicurarci
di essere in futuro un partner buono e degno di fede, come del
resto lo siamo già oggi, fortunatamente" (ANSA)
26
gennaio, 21:11
ANPI Torino
Il giorno della Memoria
24/1/2013
Alpignano, 23 e
24 Gennaio
Giorno della Memoria, per
non dimenticare...
"La chiave di
Sara"
13/1/2013
TORINO,
GIOVEDÌ 24
GENNAIO, alle ORE 18,30
(Aula Magna
del Politecnico, Corso Duca degli Abruzzi 24)
CONCERTO PER IL
“GIORNO DELLA
MEMORIA"
a cura del Consiglio
Regionale del Piemonte (Comitato della Regione Piemonte per
l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della
Costituzione Repubblicana, Consiglio Provinciale di Torino
(Comitato Resistenza, Costituzione e Democrazia),
Goethe-Institut Turin,Comunità Ebraica di Torino, Istituto per
la storia della Resistenza e della società contemporanea in
provincia di Torino "Giorgio Agosti", Politecnico di Torino e
Edizioni Seb27.
Per informazioni e
prenotazioni Goethe-Institut Tel. 011 5628475
18/1/2013
San Gillio,
Giorno della Memoria
Mostre per non dimenticare
25 gennaio 2013
18/1/2013
PIANEZZA, 25
Gennaio
Giorno della
Memoria: "PAROLE
E MUSICA"
Salone delle feste,
ore 21
10/1/2013
Città di Venaria
Reale, 27 Gennaio, ore 10,30
"La
valigia del dolore"
percorso
a tappe lungo le vie del
centro storico per stimolare il
ricordo e la riflessione su uno dei
periodi più tragici e drammatici della storia moderna
- a cura dell'Associazione teatrale e culturale I
RETROSCENA, in collaborazione con la Presidenza del
Consiglio Città di Venaria Reale
18/1/2013 |
27 Gennaio 2012
...ricordiamo ogni giorno
per diventare Persone migliori...
27 GENNAIO: GIORNO
DELLA MEMORIA |
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Alpignano:
percorso attivato |
Comitato
Colle del Lys:
I Giusti della
montagna
causa maltempo la manifestazione è
nuovamente posticipata al
24 febbraio 2012
ore 9,30
(inalterata la scaletta della manifestazione)
Pianezza:
il giorno della
memoria |
San Gillio:
27 Gennaio |
Libri:
Maria Teresa Milano
è dottore di ricerca in
ebraistica e autrice di saggi su
cultura ebraica e didattica
della Shoah. Ultime pubblicazioni:
Il libro della Shoah.
Ogni bambino ha un nome (con S.
Kaminski), Edizioni Sonda,2009;
TEREZÍN. LA
FORTEZZA DELLA RESISTENZA NON ARMATA,
Edizioni Le Chateau, 2012;
Regina Jonas. Vita di una
rabbina (Berlino 1902– Auschwitz 1944),
Effatà 2012
Ugo e Silvia
Pacifici Noja
"Il cacciatore di Giusti
Storie di non ebrei che salvarono i
figli d'Israele dalla Shoah"
collana «Le bussole» EFFETA' EDITRICE |
...e
ricordiamo anche i campi di concentramento fascisti-italiani ...
Nei campi
di concentramento fascisti di
Rab
– Arbe e Gonars
Intervista a Marija Poje e a Herman Janež
Forse è vero quello che
alla fine delle interviste ci hanno raccontato Marija Poje
(1922) e Herman Janež
(1935), due sopravvissuti ai campi di concentramento di
Arbe (oggi Rab in Croazia)
e di Gonars in Friuli: “voi potete solo intravedere il
nostro mondo, ma non potete capirlo, perché anche noi oggi quasi quasi
stentiamo
ormai
a capirlo, ma intravediamo nei ricordi l’orrore di quel mondo”.
...Da: lager di Terezin...
Terezin
Una macchia di sporco dentro sudice mura
e tutt’attorno il filo spinato:
30.000 dormono
e quando si sveglieranno
vedranno il mare
del loro sangue.
Sono stato bambino tre anni fa.
Allora sognavo altri mondi.
Ora non sono più un bambino,
ho visto gli incendi
e troppo presto sono diventato grande.
Ho conosciuto la paura,
le parole di sangue, i giorni assassinati:
dov’è il Babau di un tempo?
Ma forse questo non è che un sogno
e io ritornerò laggiù con la mia infanzia.
Infanzia, fiore di roseto,
mormorante campana dei miei sogni,
come madre che culla il figlio
con l’amore traboccante
della sua maternità.
Infanzia miserabile catena
che ti lega al nemico e alla forca.
Miserabile infanzia, che dentro il suo squallore
già distingue il bene e il male.
Laggiù dove l’infanzia dolcemente riposa
nelle piccole aiuole di un parco,
laggiù, in quella casa, qualcosa si è spezzato
quando su me è caduto il disprezzo:
laggiù nei giardini o nei fiori
o sul seno materno, dove io sono nato
per piangere …
Alla luce di una candela m’addormento
forse per capire un giorno
che io ero una ben piccola cosa,
piccola come il coro dei 30.000,
come la loro vita che dorme
laggiù nei campi,
che dorme e si sveglierà,
aprirà gli occhi
e per non vedere troppo
si lascerà riprendere dal sonno …
Hanus Hachenburg (1929 – 1943)
|
Terezin
Pesanti ruote ci sfiorano la fronte
e scavano un solco nella nostra memoria.
Da troppo tempo siamo una schiera di maledetti
che vuole stringere le tempie dei suoi figli
con le bende della cecità.
Quattro anni dietro a una palude
In attesa che irrompa un’acqua pura.
Ma le acque dei fiumi scorrono in altri letti,
in altri letti,
sia che tu muoia o che tu viva.
Non c’è fragore d’armi, sono muti i fucili,
non c’è traccia di sangue qui: nulla,
solo una fame senza parole.
I bambini rubano il pane e chiedono soltanto
di dormire, di tacere e ancora di dormire …
Pesanti ruote ci sfiorano la fronte
e scavano un solco nella nostra memoria.
Neppure gli anni potranno cancellare
tutto ciò.
Anonimo
La farfalla
L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!
l’ultima,
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto:
i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere di castagno
nel cortile.
Ma qui non ho rivisto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.
Pavel Friedman (1921 – 1944)
|
Il giardino
E’ piccolo il giardino
profumato di rose,
è stretto il sentiero
dove corre il bambino:
un bambino grazioso
come un bocciolo che si apre:
quando il bocciolo si aprirà
il bambino non ci sarà.
Franta Bass (1930 – 1944) |
Alpignano 2010: NON DIMENTICARE
22/23 Gennaio: teatro e dibattito
e fino al 28 Gennaio la mostra
Ricordiamo gli ex
Internati di Alpignano
2008, 27 gennaio
GIORNO DELLA
MEMORIA |
Alpignano:
25 gennaio inizio percorso
"GIORNO DELLA MEMORIA"
|
Riceviamo e
pubblichiamo dall'ANPI Viareggio
"Vi invio il manifestino della nostra iniziativa per il
giorno della
memoria.
Cordiali saluti
Ghilarducci"
|
|
riceviamo e pubblichiamo:
"OTTO MILIONI DI
BAIONETTE"
Primo Levi vent'anni dopo
L'11 aprile 1987 moriva suicida. Oggi capiamo la sua grandezza di
scrittore, non solo di testimone
ERNESTO
FERRERO
L’unica sera
in cui mia moglie ed io riuscimmo ad averlo ospite a cena (non
poteva e non voleva abbandonare l’estenuante presidio delle cure
alle madre lungodegente) Primo Levi portò in dono a nostra figlia
bambina una cavia di peluche. Lo disse lui, che era una cavia,
perché non avrei saputo dare un nome esatto al tenero batuffolo
bianco e marrone chiaro. Ci commosse (ma non sorprese) il fatto che
fra tanti altri animali di peluche più ovvii lui fosse andato a
scovare chissà dove proprio una cavia. Non era
un’auto rappresentazione simbolica. Primo non metteva mai avanti se
stesso, in questo assai simile all’amico Italo Calvino, che
preferiva le posizioni defilate, in secondo piano, e come il Barone
rampante guardava il mondo dai rami di un albero.
Certo, Primo era stato uno dei tanti animali da laboratorio su cui i
nazisti (ma diciamo pure i tedeschi) avevano condotto i loro immondi
esperimenti di distruzione della personalità, prima ancora che della
corporalità. Lui non era stato né passivo né rassegnato. Il
neo-laureato partito per Auschwitz aveva impegnato ogni energia
intellettuale, tutta la sua cultura già solida e ramificata, nutrita
di scienza e tecnica, ma soprattutto di Dante, tutta la sua capacità
d’osservazione per imprimere nella mente ogni dettaglio
significativo dell’atroce esperienza, e poi restituirlo a tempo
debito. Con la sua cavia, Primo voleva alludere al destino di tanti
esseri viventi straziati senza colpa. Voleva dire che anche gli
animali, le cose, gli oggetti più umili sono, per chi abbia mente e
cuore per guardarli, una fonte d’infinita di meraviglia e delizia.
Persino la spregevole tenia, povero essere cieco costretto ad
inventarsi una laboriosa nicchia di sopravvivenza, è ammirevole per
la creatività con cui interpreta il copione del dramma darwiniano.
Questo concetto viene riaffermato con esplicita chiarezza in uno
degli ultimi (bellissimi e inediti) racconti di Primo, lettere
scientifiche in cui si spiegano in amabile chiave divulgativa i
fenomeni della fisica quotidiana. Perché un uovo bollendo diventa
sodo, invece di liquefarsi? Primo lo sapeva perché, come dicevano
ammirati i suoi amici dei vent’anni, «sapeva tutto». Scrive: «...
Finché avrò vita, continuerò a meravigliarmi, non solo delle uova,
ma anche delle mosche, delle moschee, dei poliedri, dei granelli di
polvere e dei ciottoli dei torrenti... Non esiste oggetto che non
desti meraviglia o curiosità, purché sia esaminato con l’occhio a
fuoco e con sufficiente ingrandimento». L’abitudine
all’ingrandimento veniva a Primo dal microscopio che, bambino, era
riuscito a strappare al padre, così come quell’altra abitudine,
raccontare montando pezzi di lunghezza più o meno eguale, gli veniva
dalla passione per il Meccano. Così come una quantità d’altri
atteggiamenti conoscitivi gli sono venuti dal mestiere di chimico:
l’abitudine a distinguere, classificare, combinare, sperimentare, e
ricominciare daccapo, facendo tesoro delle sconfitte.
È un’attività assai simile alla chimica anche la scrittura, ma
quanto ce n’è voluto per capire che la sua professione, in cui era
al solito bravissimo, non era una diminutivo, un handicap lieve ma
evidente, quanto piuttosto un accrescimento, un «più» di rigore
metodologico e avventurosa ricerca. E quanto ce n’è voluto per
scrollarsi di dosso l’altra etichetta riduttiva del testimone: come
se testimoniare, anzi rappresentare e analizzare l’incredibile non
richiedesse un massimo d’intelligenza e di capacità, un vertice
assoluto di scrittura, la misura già classica (a ventisette anni!)
di Marcaurelio e di Montaigne.
Perché il ventennale della scomparsa di Primo Levi, o meglio, della
sua crescente presenza nel mondo, della sua indispensabilità, abbia
un senso vero, occorre tornare a leggerlo con la stessa attenzione
curiosa ed empatica che era la sua. La distanza serve a capire
meglio la grandezza dello scrittore, dai racconti troppo poco letti
(e persino mal capiti, all’inizio) a Il sistema periodico, di cui
Saul Bellow diceva che avrebbe voluto scriverlo lui; dalla Chiave a
stella, provocatoria rivalutazione del lavoro manuale e del «pensare
con le mani» nel pieno degli anni di piombo, alla riflessione
fondativa dei Sommersi i salvati, ai pezzi estemporanei che scriveva
per La Stampa, da cui si usciva rasserenati e incantati, proprio
quando parlavano di argomenti apparentemente minori.
Quante cose ha saputo essere l’uomo che per prudenza e modestia si
dichiarava scrittore della domenica: memorialista, narratore,
saggista, storico, poeta, scienziato, chimico, zoologo, linguista...
Forse soprattutto l’antropologo (Claude Lévi-Strauss, ammirato, gli
aveva dato il benvenuto nella corporazione) che ha elaborato la
categoria della «zona grigia», vera «chiave a stella» con cui
smontare e rimontare i meccanismi banalmente perversi dei
comportamenti umani. Non era un neo-positivista, come qualcuno
pensava, ma un esploratore che, come quel Kafka che tanto lo
turbava, si è misurato tutta la vita con l’ombra e con il dubbio: è
questo l’uomo? È il burocrate che pianifica lo sterminio come un
qualsiasi problema industriale? È il prigioniero che collabora per
un giorno di vita in più? Siamo noi, immersi ogni giorno nella «zona
grigia» del compromesso? Tanto era il suo equilibrio, la sua altezza
morale, la sua capacità di ricerca, che gli abbiamo firmato una
delega in bianco e l’abbiamo lasciato solo. Finché c’era lui a
vegliare alle porte infere del Male, potevamo stare tranquilli. Lui
ha indagato e alla fine ha pagato per tutti, anche per i sommersi
che non sanno di esserlo. Siano rese grazie al deportato 174517
che riposa all’ombra amica di un acero nel cimitero ebraico di
Torino: all’amico discreto e generoso che incarnava le migliori
ragioni dell’umano e fu costretto a misurarsi con il massimo della
disumanità; al Giusto tra i giusti che ci ha insegnato a ragionare e
distinguere, a conoscere i segreti della bellezza della materia
vivente, a fissare l’orrore senza disperare.
(la Stampa online)
Nota
della redazione: abbiamo scelto di pubblicare il pezzo della
STAMPA perchè racconta di un Levi altamente umano e, come tale,
conoscitore dell'umana specie. Attualissimo, può essere un esempio
per i nostri giovani, e un incontro auspicabile anche per le donne e
gli uomini che oggi sembrano persi nella superficialità dell'essere.
Segnaliamo opere di Levi,
pubblicate da Einaudi(altri, tra parentesi la casa
editrice):
La chiave a
stella /L'altrui
mestiere/Dialogo
(con Tullio Regge)/Se
questo è un uomo/Il
sistema periodico/I
sommersi e i salvati /La
tregua/Tutti
i racconti/Articoli
e saggi 1955-1987/L'ultimo
Natale di guerra/Conversazioni
e interviste 1963-1987/ Ad
ora incerta
(Garzanti)/ L'asimmetria
e la vita/I
racconti: Storie naturali-Vizio
di forma-Lilit/Se
non ora, quando?/Il
fabbricante di specchi.
Racconti e saggi
(La Stampa)/Opere.
Vol. 2: Romanzi e poesie/Opere/
|
MUSEO DIFFUSO DELLA RESISTENZA,
DELLA DEPORTAZIONE, DELLA GUERRA,
DEI DIRITTI E DELLA LIBERTÀ
Corso Valdocco 4a, tel. 011 436 1433
Ma Me Ve Sa Do: ore 10.00 - 18.00
Giovedì: ore 14.00 – 22.00
Lunedì chiuso
Ingresso libero
dal 18
aprile al 14 ottobre
PRIMO
LEVI. I giorni e le opere
La mostra,
insignita dell’Alto Patronato del Presidente della
Repubblica, è prodotta dal Centre d’Histoire de la Résistance
et de la
Déportation di Lione, a cura di Philippe Mesnard e
Carlo
Saletti.
Il Museo
Diffuso la presenta nella versione italiana, curata da
Alberto
Cavaglion e Elisabetta Ruffini, grazie al sostegno della
Regione
Piemonte e con la collaborazione della Fondazione
Teatro
Stabile di Torino.
Attraverso
fotografie, immagini video e riproduzioni di
documenti,
la mostra presenta le diverse linee che
definiscono Primo Levi intellettuale e scrittore e Primo Levi
testimone
della Shoah. L’evoluzione di queste linee, i loro
punti di
incontro e di divergenza, la loro tensione ne sono
perciò il
punto di partenza.
La
versione torinese sarà inoltre arricchita da un
videoallestimento sulla rappresentazione teatrale di
Se
questo
è
un uomo,
presentata al teatro Carignano nella stagione
1966/67
del Teatro Stabile, per la regia di Gianfranco De Bosio
nell’adattamento drammaturgico curato dallo stesso Primo
Levi con
Pieralberto Marché.
Visite
guidate e laboratori per le scuole su prenotazione al
numero
verde Museiscuol@ 800 553130
27
Gennaio: giorno della MEMORIA
Prima
vennero per gli ebrei
" Prima vennero per gli ebrei
e io non dissi nulla
perché
non ero ebreo.
Poi vennero
per i comunisti
e io non
dissi nulla perché
non ero
comunista.
Poi vennero
per i sindacalisti
e io non
dissi nulla perché
non ero
sindacalista.
Poi vennero
a prendere me.
E non era
rimasto più nessuno
che potesse
dire qualcosa."
Martin Niemoeller
pastore
evangelico deportato a Dachau
... quando un film aiuta
a capire ...
Chaplin:
"Il Grande Dittatore"
Il discorso del dittatore |
"Noi tutti vogliamo aiutarci vicendevolmente. Gli
esseri umani sono fatti così. Vogliamo vivere della
reciproca felicità, ma non della reciproca
infelicità. Non vogliamo odiarci e disprezzarci. Al
mondo c'è posto per tutti. E la buona terra è ricca
e in grado di provvedere a tutti.
La
vita può essere libera e bella, ma noi abbiamo
smarrito la strada: la cupidigia ha avvelenato
l'animo degli uomini, ha chiuso il mondo dietro una
barricata di odio, ci ha fatto marciare, col passo
dell'oca, verso l'infelicità e lo spargimento di
sangue. Abbiamo aumentato la velocità, ma ci siamo
chiusi dentro. Le macchine che danno l'abbondanza ci
hanno lasciato nel bisogno. La nostra sapienza ci ha
resi cinici; l'intelligenza duri e spietati.
Pensiamo troppo e sentiamo troppo poco. Più che di
macchine abbiamo bisogno di umanità. Più che
d'intelligenza abbiamo bisogno di dolcezza e di
bontà. Senza queste doti la vita sarà violenta e
tutto andrà perduto.
L'aereo e la radio ci hanno avvicinati. E' l'intima
natura di queste cose a invocare la bontà dell'uomo,
a invocare la fratellanza universale, l'unità di
tutti noi. Anche ora la mia voce raggiunge milioni
di persone in ogni parte del mondo, milioni di
uomini, donne e bambini disperati, vittime di un
sistema che costringe l'uomo a torturare e
imprigionare gli innocenti. A quanti possono udirmi
io dico: non disperate. L'infelicità che ci ha
colpito non è che un effetto dell'ingordigia umana:
l'amarezza di coloro che temono la via del progresso
umano. L'odio degli uomini passerà, i dittatori
moriranno e il potere che hanno strappato al mondo
ritornerà al popolo. E finché gli uomini non saranno
morti la libertà non perirà mai.
Soldati! Non consegnatevi a questi bruti, che vi
disprezzano, che vi riducono in schiavitù, che
irreggimentano la vostra vita, vi dicono quello che
dovete fare, quello che dovete pensare e sentire!
Che vi istruiscono, vi tengono a dieta, vi trattano
come bestie e si servono di voi come carne da
cannone. Non datevi a questi uomini inumani:
uomini-macchine con una macchina al posto del
cervello e una macchina al posto del cuore! Voi non
siete delle macchine! Siete degli uomini! Con in
cuore l'amore per l'umanità! Non odiate! Solo chi
non è amato odia! Chi non è amato e chi non ha
rinnegato la sua condizione umana! (sic)
Soldati! Non combattete per la schiavitù! Battetevi
per la libertà! Nel diciassettesimo capitolo di san
Luca sta scritto che il regno di Dio è nell'uomo:
non in un uomo o in un gruppo di uomini ma in tutti
gli uomini! In voi! Voi, il popolo, avete il potere
di rendere questa vita libera e bella, di rendere
questa vita una magnifica avventura. E allora, in
nome della democrazia, usiamo questo potere,
uniamoci tutti. Battiamoci per un mondo nuovo, un
mondo buono che dia agli uomini la possibilità di
lavorare, che dia alla gioventù un futuro e alla
vecchiaia una sicurezza.
Promettendo queste cose i bruti sono saliti al
potere. Ma essi mentono! Non mantengono questa
promessa. Né lo faranno mai! I dittatori liberano se
stessi ma riducono il popolo in schiavitù.
Battiamoci per liberare il mondo, per abbattere le
barriere nazionali, per eliminare l'ingordigia,
l'odio e l'intolleranza. Battiamoci per un mondo
ragionevole, un mondo in cui la scienza e il
progresso conducano alla felicità di tutti. Soldati
uniamoci in nome della democrazia!
Hannah, mi senti? Ovunque tu sia, alza gli occhi!
Alza gli occhi, Hannah! Le nubi si disperdono! E
torna il sole! Usciamo dalle tenebre alla luce!
Entriamo in un mondo nuovo, un mondo più buono, dove
gli uomini saranno superiori alla loro ingordigia,
al loro odio e alla loro brutalità. Alza gli occhi,
Hannah! L'anima dell'uomo ha messo le ali e
finalmente egli comincia a volare. Vola
nell'arcobaleno, nella luce della speranza. Alza gli
occhi, Hannah! Alza gli occhi!"
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“Conoscere
per non perdere la memoria"
di Sara Valentina Di Palma
SE QUESTO E' UN UOMO
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case;
Voi che trovate tornando la sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce la pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì e per un no
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno:
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole:
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli:
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri cari torcano il viso da voi.
Primo Levi
Se questo è un uomo -
Opere Complete -Einaudi
STATISTICA
GENERALE DEGLI EBREI VITTIME DELLA SHOAH IN ITALIA (1943-1945)
... pagine (dalle
testimonianze "meno" cruenti) tratte dal libro:
"DONNE
E BAMBINI NEI LAGER NAZISTI"
testimonianze dirette raccolte a cura di Giorgina
Bellak e Giovanni Melodia
(Associazione Nazionale ex
Deportati politici nei campi nazisti - Milano - 1960/61)
Bruno Piazza:
Le nostre compagne, i nostri figli, ad
Auschwitz
i racconti del Comandante del lager
Rudolf Hoess:
... I
Crematori ...
... la
"missione" del Comandante ...
...
clicca qui per approfondire la conoscenza storica
Lager italiani
Campi di concentramento
italiani -
La
risiera di San Sabba
...
... molti, pur consci del pericolo cui
si esponevano, salvarono la vita a ebrei italiani e stranieri,
nascondendoli nelle loro case; i partigiani accompagnarono alla
frontiera svizzera centinaia di vecchi e bambini, e li misero in
salvo. Molti ebrei trovarono rifugio e salvezza grazie alla Chiesa
cattolica ...
...I GIUSTI...
...
Ai Docenti
Insegnare la Shoah; parlare dello
sterminio sistematico di milioni di uomini, di donne, di bambini
perpetrato dal nazismo in nome di un progetto che non ammetteva
l'esistenza di "razze inferiori" e che prevedeva l'eliminazione
fisica di ogni voce di opposizione. Come trasmettere l'insegnamento
di questa immane tragedia a ragazzi bombardati ogni giorno da
notizie di guerre, di ingiustizie, di orrendi attentati?
vedi sito
...
Commento...
Quando l’uomo, la
donna, perdono se stessi, ovvero quella parte umana che distingue la
nostra specie dalle belve, quel che ne esce è inenarrabile. Eppure
non basta dire: “... la guerra degrada l’umano”; se così fosse
l’umanità avrebbe, in base alle esperienze vissute, evitato le
guerre, le guerriglie, la violenza... Invece, basta dare uno sguardo
a trecentosessanta gradi a questo povero mondo e la crudeltà è
all’ordine del giorno, a partire dai bambini che subiscono violenze
di ogni genere.
Allora la domanda
è: perché l’essere umano ha bisogno di autodistruggersi? Far
violenza agli altri è farla a se stessi, perché gli altri ci
rimandano l’immagine di quello che siamo, persone e/o nazione. Cosa
c’è dunque, in quest’aria che respiriamo
(economica-culturale-sociale) che ci rende belve? Prego, prendiamoci
un po’ di silenzio attivo per riflettere come soggetti (e non
oggetti della moda): Io chi sono? - In quale contesto cresco,
imparo, lavoro, vivo? - Sto bene con me stesso? - Cosa mi fa star
male (reale o indotto dal sistema)? - Come uscirne? - Di cosa ho
realmente bisogno? - Come costruirlo? ...
Recuperare il
tempo del pensiero autonomo è già un passo sulla strada della
costruzione... Il primo passo...
Tergiversare non è
più possibile: i valori sono oramai crollati e l’uomo (preda del
consumismo) è arrivato a consumare se stesso. Avanti non si cammina
se non ci sono radici profonde a mantenerci in equilibrio...
Riappropriamoci delle nostre, velocemente, per non ricadere nei
soliti errori distruttivi/autodistruttivi. (la
redazione del sito)
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