i giovani ... per non dimenticare ...

 

2016

27 Gennaio 2016

Il Giorno della Memoria, in Alpignano, al Cruto, i Giovani hanno letto alcuni file dedicati ai Giusti che hanno aiutato gli Ebrei. E’ stato letto anche un file dedicato ai nostri Giusti, scritto partendo dalle parole dei Partigiani, dai loro racconti,  per un ringraziamento alle Donne ed ai Contadini; le prime perché li avevano aiutati con il vestiario e le cure in caso di malattia, i secondi per il cibo..

 

Ecco il file: Giusti Italiani

 


 

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

in occasione della Celebrazione della Giorno della Memoria

  "Primo Levi: "Meditate che questo è stato.

 Vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore""

(da Quirinale on line)


 

 

2015

Perchè la nostra pagina dedicata alla Memoria è denominata "Giovani"

 

Primo Levi: risposta alla lettera di una scolara (LaStampa)

Al Visitatore - di Primo Levi


La MEMORIA perchè

 

 

"Raccontare poco non era giusto,

raccontare il vero non si era creduti,

allora ho evitato di raccontare.

Sono stato prigioniero e bon, dicevo."  

(dalle memorie di un internato - schiavi di hitler.it)

 La Resistenza dei militari italiani nei Lager (IMI)

Nel settembre 1943 vennero catturati e disarmati dai tedeschi oltre un milione di soldati italiani, che si trovavano in patria o all'estero, tra Iugoslavia, Francia, Albania, Grecia e isole dell'Egeo. Di questi più di 600.000 mila finirono nei lager di prigionia tedeschi (13.000 ufficiali e 57.000 sottufficiali e il resto soldati). Il regime nazista non considerò mai i nostri militari catturati come prigionieri di guerra, ma li classificò subito come IMI (internati militari italiani): come tali furono obbligati al lavoro forzato e sottratti alla possibilità di controllo della Croce Rossa Internazionale e alla tutela della Convenzione di Ginevra del 1929, sottoscritta anche dalla Germania, che prescriveva un trattamento umanitario. Durante l'internamento nei campi i nostri militari furono incessantemente invitati, in cambio della loro liberazione, ad arruolarsi nelle forze armate tedesche e soprattutto nelle forze armate della Repubblica Sociale Italiana. La stragrande maggioranza degli internati si rifiutò, opponendosi a qualsiasi collaborazione e rassegnandosi alla prigionia nei lager, in tragiche condizioni di vita. La resistenza nei lager è costata, come risulta dagli stessi registri dei decessi compilati dai tedeschi in ogni campo di prigionia, il sacrificio di 78.216 persone.


 

La testimonianza rilasciata dall'ex IMI

AUTIGNA PASQUALE (ALPIGNANO)

e

Incontro con il Sindaco di Alpignano del 23/1/14

25/1/2014


Dossier Memoria


 

Testimonianze di donne internate


 

"Gli Schiavi di Hitler..."

 

La Repubblica Italiana, dopo anni di colpevole oblio, ha conferito il 19 novembre 1997 la Medaglia d’Oro al Valor Militare all’ “Internato Ignoto” con la seguente motivazione:

“Militare fatto prigioniero o civile perseguitato per ragioni politiche o razziali, internato in campi di concentramento in condizioni di vita inumane, sottoposto a torture di ogni sorta, a lusinghe per convincerlo a collaborare con il nemico, non cedette mai, non ebbe incertezze, non scese a compromesso alcuno; per rimanere fedele all'onore di militare e di uomo, scelse eroicamente la terribile lenta agonia di fame, di stenti, di inenarrabili sofferenze fisiche e soprattutto morali. Mai vinto e sempre coraggiosamente determinato, non venne meno ai suoi doveri nella consapevolezza che solo così la sua Patria un giorno avrebbe riacquistato la propria dignità di nazione libera. A memoria di tutti gli internati il cui nome si è dissolto, ma il cui valore ancora oggi è esempio di redenzione per l'Italia”


TORINO: "SEICENTOMILA NO"

25/1/2014

 

 

27 Gennaio 2014

GIORNO DELLA MEMORIA

"Non gridate più"

Cessate di uccidere i morti,

non gridate più, non gridate

se li volete udire,

se sperate di non perire.

Hanno l’impercettibile sussurro,

non fanno più rumore

del crescere dell’erba

lieta dove non passa l’uomo.

Giuseppe Ungaretti


Ai bambini una carezza

Ai bambini una carezza

per tutte le infanzie rubate

per i legami strappati

per i fiori recisi

per le andate senza ritorno

per tutti i "progetti-uomo" mai realizzati

per tutte le ferite dell'abbandono

per tutto il freddo

per tutta la paura

per tutto l'odio

per tutta la fame

per tutto il non amore...

 

Maria Pia Bernicchia

"I 20 bambini di

Bullenhuser Damm" (Il 20 aprile 1945 nella scuola amburghese di Bullenhuser Damm 20 bambini provenienti da tutta l'Europa vennero uccisi. Questo libro narra la storia delle loro giovani vite e della tragica catena di vicende passate per l'arresto, la detenzione nel campo di Auschwitz-Birkenau, la separazione dai genitori, gli esperimenti medici e il terribile epilogo)


"Scarpette Rosse", di Joyce Lussu

 

 

 

 


 

Febbraio 2013

Il NEGAZIONISMO

(di C. Vercelli - da Patria Indipendente)

 


 

27 Gennaio 2013

Torino, stazione Porta Nuova, binario 17
"Partirono da questa stazione i deportati politici per i campi di sterminio nazisti. A chi rimaneva lasciarono la consegna di continuare la lotta contro il nazifascismo per l'indipendenza e la libertà."
1944-1974
ANED - Associazione Nazionale Ex Deportati politici nei lager nazisti

 

Torino, 20 Gennaio

Fiaccolata per la Memoria dei lager nazisti

h 15.30 davanti al binario 17 di Porta Nuova, fronte lapide ANED
percorso: partenza Porta Nuova, corso Vittorio, arrivo davanti all'ex carcere Le Nuove di Torino

Per il terzo anno consecutivo l’Associazione “Nessun uomo è un’isola” ONLUS, in collaborazione con la Comunità Ebraica di Torino, ANED e associazioni Combattentistiche, organizza in occasione della commemorazione della “Giornata della Memoria”, la “Fiaccolata da Porta Nuova a Le Nuove”.

(da Anpi prov. TO)

 


Il giorno della Memoria -

proponiamo un aiuto per gli insegnanti, tratto da fra.europa.eu

(FRA – Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali - Schwarzenbergplatz 11 - 1040 Vienna)

"Viaggio nel passato –

un insegnamento per il futuro: Manuale per insegnanti"

20/1/2013

TORINO, 1° Febbraio

Iniziativa GIORNATA DEL RICORDO

30/1/2013


 

Due importanti testimonianze sulla Shoah:

Liliana Segre e Nanette Blitz Konig

(da La Stampa on line)

27/1/2013


Elena ed il "suo" TRENO DELLA MEMORIA

Una studentessa e la sua esperienza (abbiamo tolto le foto per non appesantire ulteriormente il PDF)

Grazie Elena...

27/1/2013


Moni Ovadia

Gli eredi dei ragazzi di Salò

27/1/2013


Merkel, sempre responsabili per crimini nazisti

BERLINO  - La Germania ha "una responsabilità permanente per i crimini del nazionalsocialismo": lo ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel in vista dell'80/mo anniversario dell'arrivo al potere di Adolf Hitler e alla vigilia del 'Giorno della memoria'. "Naturalmente, abbiamo una responsabilità permanente per i crimini del nazionalsocialismo, per le vittime della seconda guerra mondiale e, anzitutto, anche per l'Olocausto", ha detto la Merkel in un podcast pubblicato oggi sul suo sito Internet, quando mancano tre giorni all'anniversario - mercoledì - della salita al potere di Hitler il 30 gennaio 1933. "Dobbiamo dire chiaramente, generazione dopo generazione, e dobbiamo dirlo ancora una volta: con coraggio, il coraggio civile, ognuno, individualmente, può impedire che il razzismo e l'antisemitismo abbiano alcuna possibilità", ha aggiunto. "Noi affrontiamo la nostra storia, non occultiamo niente, non respingiamo niente - ha concluso -. Dobbiamo confrontarci con questo per assicurarci di essere in futuro un partner buono e degno di fede, come del resto lo siamo già oggi, fortunatamente" (ANSA)

26 gennaio, 21:11


ANPI Torino

Il giorno della Memoria

24/1/2013


Alpignano, 23 e 24 Gennaio

Giorno della Memoria, per non dimenticare...

"La chiave di Sara"

13/1/2013


TORINO, GIOVEDÌ 24 GENNAIO, alle ORE 18,30

(Aula Magna del Politecnico, Corso Duca degli Abruzzi 24)

CONCERTO PER IL “GIORNO DELLA MEMORIA"

a cura del Consiglio Regionale del Piemonte (Comitato della Regione Piemonte per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione Repubblicana, Consiglio Provinciale di Torino (Comitato Resistenza, Costituzione e Democrazia), Goethe-Institut Turin,Comunità Ebraica di Torino, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Torino "Giorgio Agosti", Politecnico di Torino e Edizioni Seb27.

Per informazioni e prenotazioni Goethe-Institut  Tel. 011 5628475

18/1/2013


San Gillio, Giorno della Memoria

Mostre per non dimenticare

25 gennaio 2013

18/1/2013


PIANEZZA, 25 Gennaio

Giorno della Memoria: "PAROLE E MUSICA"

Salone delle feste, ore 21

10/1/2013


Città di Venaria Reale, 27 Gennaio, ore 10,30

"La valigia del dolore"

percorso a tappe lungo le vie del centro storico per stimolare il ricordo e la riflessione su uno dei periodi più tragici e drammatici della storia moderna - a cura dell'Associazione teatrale e culturale I RETROSCENA, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio Città di Venaria Reale

18/1/2013

 

 

27 Gennaio 2012

...ricordiamo ogni giorno per diventare Persone migliori...

 

27 GENNAIO: GIORNO DELLA MEMORIA

     

 

 

 

 

 

 

 

 

Alpignano:

percorso attivato

 

Comitato

Colle del Lys:

I Giusti della montagna 

causa maltempo la manifestazione è nuovamente posticipata al

24 febbraio 2012

ore 9,30

(inalterata la scaletta della manifestazione)

 

Pianezza:

il giorno della memoria

 

 

 

 

 

 

 

 

San Gillio:

27 Gennaio

 

Libri:

Maria Teresa Milano è dottore di ricerca in ebraistica e autrice di saggi su

cultura ebraica e didattica della Shoah. Ultime pubblicazioni:

Il libro della Shoah.

 Ogni bambino ha un nome (con S. Kaminski), Edizioni Sonda,2009;

 

TEREZÍN. LA FORTEZZA DELLA RESISTENZA NON ARMATA,

Edizioni Le Chateau, 2012;

 

Regina Jonas. Vita di una rabbina (Berlino 1902– Auschwitz 1944),

Effatà 2012

 

Ugo e Silvia Pacifici Noja


"Il cacciatore di Giusti

Storie di non ebrei che salvarono i figli d'Israele dalla Shoah"
collana «Le bussole» EFFETA' EDITRICE

...e ricordiamo anche i campi di concentramento fascisti-italiani ...

Nei campi di concentramento fascisti di

 Rab – Arbe e Gonars

Intervista a Marija Poje e a Herman Janež

Forse è vero quello che alla fine delle interviste ci hanno raccontato Marija Poje

(1922) e Herman Janež (1935), due sopravvissuti ai campi di concentramento di

Arbe (oggi Rab in Croazia) e di Gonars in Friuli: “voi potete solo intravedere il

nostro mondo, ma non potete capirlo, perché anche noi oggi quasi quasi stentiamo

ormai a capirlo, ma intravediamo nei ricordi l’orrore di quel mondo”.

 

 

 

...Da: lager di Terezin...

Terezin
Una macchia di sporco dentro sudice mura
e tutt’attorno il filo spinato:
30.000 dormono
e quando si sveglieranno
vedranno il mare
del loro sangue.
Sono stato bambino tre anni fa.
Allora sognavo altri mondi.
Ora non sono più un bambino,
ho visto gli incendi
e troppo presto sono diventato grande.
Ho conosciuto la paura,
le parole di sangue, i giorni assassinati:
dov’è il Babau di un tempo?
Ma forse questo non è che un sogno
e io ritornerò laggiù con la mia infanzia.
Infanzia, fiore di roseto,
mormorante campana dei miei sogni,
come madre che culla il figlio
con l’amore traboccante
della sua maternità.
Infanzia miserabile catena
che ti lega al nemico e alla forca.
Miserabile infanzia, che dentro il suo squallore
già distingue il bene e il male.
Laggiù dove l’infanzia dolcemente riposa
nelle piccole aiuole di un parco,
laggiù, in quella casa, qualcosa si è spezzato
quando su me è caduto il disprezzo:
laggiù nei giardini o nei fiori
o sul seno materno, dove io sono nato
per piangere …
Alla luce di una candela m’addormento
forse per capire un giorno
che io ero una ben piccola cosa,
piccola come il coro dei 30.000,
come la loro vita che dorme
laggiù nei campi,
che dorme e si sveglierà,
aprirà gli occhi
e per non vedere troppo
si lascerà riprendere dal sonno …
Hanus Hachenburg (1929 – 1943)

 

Terezin
Pesanti ruote ci sfiorano la fronte
e scavano un solco nella nostra memoria.
Da troppo tempo siamo una schiera di maledetti
che vuole stringere le tempie dei suoi figli
con le bende della cecità.
Quattro anni dietro a una palude
In attesa che irrompa un’acqua pura.
Ma le acque dei fiumi scorrono in altri letti,
in altri letti,
sia che tu muoia o che tu viva.
Non c’è fragore d’armi, sono muti i fucili,
non c’è traccia di sangue qui: nulla,
solo una fame senza parole.
I bambini rubano il pane e chiedono soltanto
di dormire, di tacere e ancora di dormire …
Pesanti ruote ci sfiorano la fronte
e scavano un solco nella nostra memoria.
Neppure gli anni potranno cancellare
tutto ciò.
Anonimo

La farfalla
L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!
l’ultima,
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto:
i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere di castagno
nel cortile.
Ma qui non ho rivisto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.
 Pavel Friedman (1921 – 1944)

 

Il giardino
E’ piccolo il giardino
profumato di rose,
è stretto il sentiero
dove corre il bambino:
un bambino grazioso
come un bocciolo che si apre:
quando il bocciolo si aprirà
il bambino non ci sarà.
Franta Bass (1930 – 1944)

 

 

 

 

Alpignano 2010: NON DIMENTICARE

22/23 Gennaio: teatro e dibattito

e fino al 28 Gennaio la mostra

 

Ricordiamo gli ex Internati di Alpignano

 

 


 

2008, 27 gennaio

GIORNO DELLA MEMORIA

 

Alpignano: 25 gennaio inizio percorso "GIORNO DELLA MEMORIA"

 

 

Riceviamo e pubblichiamo dall'ANPI Viareggio

"Vi invio il manifestino della nostra iniziativa per il
giorno della  memoria.
Cordiali saluti

Ghilarducci"
 

 


riceviamo e pubblichiamo: "OTTO MILIONI DI BAIONETTE"

 


 

Primo Levi vent'anni dopo

L'11 aprile 1987 moriva suicida. Oggi capiamo la sua grandezza di scrittore, non solo di testimone

ERNESTO FERRERO

L’unica sera in cui mia moglie ed io riuscimmo ad averlo ospite a cena (non poteva e non voleva abbandonare l’estenuante presidio delle cure alle madre lungodegente) Primo Levi portò in dono a nostra figlia bambina una cavia di peluche. Lo disse lui, che era una cavia, perché non avrei saputo dare un nome esatto al tenero batuffolo bianco e marrone chiaro. Ci commosse (ma non sorprese) il fatto che fra tanti altri animali di peluche più ovvii lui fosse andato a scovare chissà dove proprio una cavia. Non era un’auto rappresentazione simbolica. Primo non metteva mai avanti se stesso, in questo assai simile all’amico Italo Calvino, che preferiva le posizioni defilate, in secondo piano, e come il Barone rampante guardava il mondo dai rami di un albero.

Certo, Primo era stato uno dei tanti animali da laboratorio su cui i nazisti (ma diciamo pure i tedeschi) avevano condotto i loro immondi esperimenti di distruzione della personalità, prima ancora che della corporalità. Lui non era stato né passivo né rassegnato. Il neo-laureato partito per Auschwitz aveva impegnato ogni energia intellettuale, tutta la sua cultura già solida e ramificata, nutrita di scienza e tecnica, ma soprattutto di Dante, tutta la sua capacità d’osservazione per imprimere nella mente ogni dettaglio significativo dell’atroce esperienza, e poi restituirlo a tempo debito. Con la sua cavia, Primo voleva alludere al destino di tanti esseri viventi straziati senza colpa. Voleva dire che anche gli animali, le cose, gli oggetti più umili sono, per chi abbia mente e cuore per guardarli, una fonte d’infinita di meraviglia e delizia. Persino la spregevole tenia, povero essere cieco costretto ad inventarsi una laboriosa nicchia di sopravvivenza, è ammirevole per la creatività con cui interpreta il copione del dramma darwiniano.

Questo concetto viene riaffermato con esplicita chiarezza in uno degli ultimi (bellissimi e inediti) racconti di Primo, lettere scientifiche in cui si spiegano in amabile chiave divulgativa i fenomeni della fisica quotidiana. Perché un uovo bollendo diventa sodo, invece di liquefarsi? Primo lo sapeva perché, come dicevano ammirati i suoi amici dei vent’anni, «sapeva tutto». Scrive: «... Finché avrò vita, continuerò a meravigliarmi, non solo delle uova, ma anche delle mosche, delle moschee, dei poliedri, dei granelli di polvere e dei ciottoli dei torrenti... Non esiste oggetto che non desti meraviglia o curiosità, purché sia esaminato con l’occhio a fuoco e con sufficiente ingrandimento». L’abitudine all’ingrandimento veniva a Primo dal microscopio che, bambino, era riuscito a strappare al padre, così come quell’altra abitudine, raccontare montando pezzi di lunghezza più o meno eguale, gli veniva dalla passione per il Meccano. Così come una quantità d’altri atteggiamenti conoscitivi gli sono venuti dal mestiere di chimico: l’abitudine a distinguere, classificare, combinare, sperimentare, e ricominciare daccapo, facendo tesoro delle sconfitte.

È un’attività assai simile alla chimica anche la scrittura, ma quanto ce n’è voluto per capire che la sua professione, in cui era al solito bravissimo, non era una diminutivo, un handicap lieve ma evidente, quanto piuttosto un accrescimento, un «più» di rigore metodologico e avventurosa ricerca. E quanto ce n’è voluto per scrollarsi di dosso l’altra etichetta riduttiva del testimone: come se testimoniare, anzi rappresentare e analizzare l’incredibile non richiedesse un massimo d’intelligenza e di capacità, un vertice assoluto di scrittura, la misura già classica (a ventisette anni!) di Marcaurelio e di Montaigne.

Perché il ventennale della scomparsa di Primo Levi, o meglio, della sua crescente presenza nel mondo, della sua indispensabilità, abbia un senso vero, occorre tornare a leggerlo con la stessa attenzione curiosa ed empatica che era la sua. La distanza serve a capire meglio la grandezza dello scrittore, dai racconti troppo poco letti (e persino mal capiti, all’inizio) a Il sistema periodico, di cui Saul Bellow diceva che avrebbe voluto scriverlo lui; dalla Chiave a stella, provocatoria rivalutazione del lavoro manuale e del «pensare con le mani» nel pieno degli anni di piombo, alla riflessione fondativa dei Sommersi i salvati, ai pezzi estemporanei che scriveva per La Stampa, da cui si usciva rasserenati e incantati, proprio quando parlavano di argomenti apparentemente minori.

Quante cose ha saputo essere l’uomo che per prudenza e modestia si dichiarava scrittore della domenica: memorialista, narratore, saggista, storico, poeta, scienziato, chimico, zoologo, linguista... Forse soprattutto l’antropologo (Claude Lévi-Strauss, ammirato, gli aveva dato il benvenuto nella corporazione) che ha elaborato la categoria della «zona grigia», vera «chiave a stella» con cui smontare e rimontare i meccanismi banalmente perversi dei comportamenti umani. Non era un neo-positivista, come qualcuno pensava, ma un esploratore che, come quel Kafka che tanto lo turbava, si è misurato tutta la vita con l’ombra e con il dubbio: è questo l’uomo? È il burocrate che pianifica lo sterminio come un qualsiasi problema industriale? È il prigioniero che collabora per un giorno di vita in più? Siamo noi, immersi ogni giorno nella «zona grigia» del compromesso? Tanto era il suo equilibrio, la sua altezza morale, la sua capacità di ricerca, che gli abbiamo firmato una delega in bianco e l’abbiamo lasciato solo. Finché c’era lui a vegliare alle porte infere del Male, potevamo stare tranquilli. Lui ha indagato e alla fine ha pagato per tutti, anche per i sommersi che non sanno di esserlo. Siano rese grazie al deportato 174517 che riposa all’ombra amica di un acero nel cimitero ebraico di Torino: all’amico discreto e generoso che incarnava le migliori ragioni dell’umano e fu costretto a misurarsi con il massimo della disumanità; al Giusto tra i giusti che ci ha insegnato a ragionare e distinguere, a conoscere i segreti della bellezza della materia vivente, a fissare l’orrore senza disperare.

(la Stampa online)

Nota della redazione: abbiamo scelto di pubblicare il pezzo della STAMPA perchè racconta di un Levi altamente umano e, come tale, conoscitore dell'umana specie. Attualissimo, può essere un esempio per i nostri giovani, e un incontro auspicabile anche per le donne e gli uomini che oggi sembrano persi nella superficialità dell'essere.

Segnaliamo opere di Levi, pubblicate da Einaudi(altri, tra parentesi la casa editrice):

La chiave a stella /L'altrui mestiere/Dialogo (con Tullio Regge)/Se questo è un uomo/Il sistema periodico/I sommersi e i salvati /La tregua/Tutti i racconti/Articoli e saggi 1955-1987/L'ultimo Natale di guerra/Conversazioni e interviste 1963-1987/ Ad ora incerta (Garzanti)/ L'asimmetria e la vita/I racconti: Storie naturali-Vizio di forma-Lilit/Se non ora, quando?/Il fabbricante di specchi. Racconti e saggi (La Stampa)/Opere. Vol. 2: Romanzi e poesie/Opere/

 

MUSEO DIFFUSO DELLA RESISTENZA,

DELLA DEPORTAZIONE, DELLA GUERRA,

DEI DIRITTI E DELLA LIBERTÀ

Corso Valdocco 4a, tel. 011 436 1433

Ma Me Ve Sa Do: ore 10.00 - 18.00

Giovedì: ore 14.00 – 22.00

Lunedì chiuso

Ingresso libero

 

dal 18 aprile al 14 ottobre

PRIMO LEVI. I giorni e le opere

La mostra, insignita dell’Alto Patronato del Presidente della

Repubblica, è prodotta dal Centre d’Histoire de la Résistance

et de la Déportation di Lione, a cura di Philippe Mesnard e

Carlo Saletti.

Il Museo Diffuso la presenta nella versione italiana, curata da

Alberto Cavaglion e Elisabetta Ruffini, grazie al sostegno della

Regione Piemonte e con la collaborazione della Fondazione

Teatro Stabile di Torino.

Attraverso fotografie, immagini video e riproduzioni di

documenti, la mostra presenta le diverse linee che

definiscono Primo Levi intellettuale e scrittore e Primo Levi

testimone della Shoah. L’evoluzione di queste linee, i loro

punti di incontro e di divergenza, la loro tensione ne sono

perciò il punto di partenza.

La versione torinese sarà inoltre arricchita da un

videoallestimento sulla rappresentazione teatrale di Se questo

è un uomo, presentata al teatro Carignano nella stagione

1966/67 del Teatro Stabile, per la regia di Gianfranco De Bosio

nell’adattamento drammaturgico curato dallo stesso Primo

Levi con Pieralberto Marché.

Visite guidate e laboratori per le scuole su prenotazione al

numero verde Museiscuol@ 800 553130

 

 


 27 Gennaio: giorno della MEMORIA

Prima vennero per gli ebrei

" Prima vennero per gli ebrei
e io non dissi nulla perché
non ero ebreo.

Poi vennero per i comunisti
e io non dissi nulla perché
non ero comunista.

Poi vennero per i sindacalisti
e io non dissi nulla perché
non ero sindacalista.

Poi vennero a prendere me.
E non era rimasto più nessuno
che potesse dire qualcosa."

Martin Niemoeller

pastore evangelico deportato a Dachau

... quando un film aiuta a capire ...

Chaplin:
"Il Grande Dittatore"
Il discorso del dittatore


"Noi tutti vogliamo aiutarci vicendevolmente. Gli esseri umani sono fatti così. Vogliamo vivere della reciproca felicità, ma non della reciproca infelicità. Non vogliamo odiarci e disprezzarci. Al mondo c'è posto per tutti. E la buona terra è ricca e in grado di provvedere a tutti.
La vita può essere libera e bella, ma noi abbiamo smarrito la strada: la cupidigia ha avvelenato l'animo degli uomini, ha chiuso il mondo dietro una barricata di odio, ci ha fatto marciare, col passo dell'oca, verso l'infelicità e lo spargimento di sangue. Abbiamo aumentato la velocità, ma ci siamo chiusi dentro. Le macchine che danno l'abbondanza ci hanno lasciato nel bisogno. La nostra sapienza ci ha resi cinici; l'intelligenza duri e spietati. Pensiamo troppo e sentiamo troppo poco. Più che di macchine abbiamo bisogno di umanità. Più che d'intelligenza abbiamo bisogno di dolcezza e di bontà. Senza queste doti la vita sarà violenta e tutto andrà perduto.
L'aereo e la radio ci hanno avvicinati. E' l'intima natura di queste cose a invocare la bontà dell'uomo, a invocare la fratellanza universale, l'unità di tutti noi. Anche ora la mia voce raggiunge milioni di persone in ogni parte del mondo, milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un sistema che costringe l'uomo a torturare e imprigionare gli innocenti. A quanti possono udirmi io dico: non disperate. L'infelicità che ci ha colpito non è che un effetto dell'ingordigia umana: l'amarezza di coloro che temono la via del progresso umano. L'odio degli uomini passerà, i dittatori moriranno e il potere che hanno strappato al mondo ritornerà al popolo. E finché gli uomini non saranno morti la libertà non perirà mai.
Soldati! Non consegnatevi a questi bruti, che vi disprezzano, che vi riducono in schiavitù, che irreggimentano la vostra vita, vi dicono quello che dovete fare, quello che dovete pensare e sentire! Che vi istruiscono, vi tengono a dieta, vi trattano come bestie e si servono di voi come carne da cannone. Non datevi a questi uomini inumani: uomini-macchine con una macchina al posto del cervello e una macchina al posto del cuore! Voi non siete delle macchine! Siete degli uomini! Con in cuore l'amore per l'umanità! Non odiate! Solo chi non è amato odia! Chi non è amato e chi non ha rinnegato la sua condizione umana! (sic)
Soldati! Non combattete per la schiavitù! Battetevi per la libertà! Nel diciassettesimo capitolo di san Luca sta scritto che il regno di Dio è nell'uomo: non in un uomo o in un gruppo di uomini ma in tutti gli uomini! In voi! Voi, il popolo, avete il potere di rendere questa vita libera e bella, di rendere questa vita una magnifica avventura. E allora, in nome della democrazia, usiamo questo potere, uniamoci tutti. Battiamoci per un mondo nuovo, un mondo buono che dia agli uomini la possibilità di lavorare, che dia alla gioventù un futuro e alla vecchiaia una sicurezza.
Promettendo queste cose i bruti sono saliti al potere. Ma essi mentono! Non mantengono questa promessa. Né lo faranno mai! I dittatori liberano se stessi ma riducono il popolo in schiavitù. Battiamoci per liberare il mondo, per abbattere le barriere nazionali, per eliminare l'ingordigia, l'odio e l'intolleranza. Battiamoci per un mondo ragionevole, un mondo in cui la scienza e il progresso conducano alla felicità di tutti. Soldati uniamoci in nome della democrazia!
Hannah, mi senti? Ovunque tu sia, alza gli occhi! Alza gli occhi, Hannah! Le nubi si disperdono! E torna il sole! Usciamo dalle tenebre alla luce! Entriamo in un mondo nuovo, un mondo più buono, dove gli uomini saranno superiori alla loro ingordigia, al loro odio e alla loro brutalità. Alza gli occhi, Hannah! L'anima dell'uomo ha messo le ali e finalmente egli comincia a volare. Vola nell'arcobaleno, nella luce della speranza. Alza gli occhi, Hannah! Alza gli occhi!"

 


“Conoscere per non perdere la memoria"

di Sara Valentina Di Palma

  • (DEP - Rivista telematica di studi sulla memoria femminile)


SE QUESTO E' UN UOMO

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case;
Voi che trovate tornando la sera
Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce la pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì e per un no

Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno:

Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole:
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli:
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri cari torcano il viso da voi.

Primo Levi

Se questo è un uomo -
 Opere Complete -Einaudi


STATISTICA GENERALE DEGLI EBREI VITTIME DELLA SHOAH IN ITALIA (1943-1945)

 


... pagine (dalle testimonianze "meno" cruenti) tratte dal libro:

 "DONNE E BAMBINI NEI LAGER NAZISTI"

testimonianze dirette raccolte a cura di Giorgina Bellak e Giovanni Melodia

(Associazione Nazionale ex Deportati politici nei campi nazisti - Milano - 1960/61)

Bruno Piazza: Le nostre compagne, i nostri figli, ad Auschwitz

i racconti del Comandante del lager Rudolf Hoess:

... I Crematori ...

... la "missione" del Comandante ...

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clicca qui per approfondire la conoscenza storica

Lager italiani

Campi di concentramento italiani - La risiera di San Sabba

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... molti, pur consci del pericolo cui si esponevano, salvarono la vita a ebrei italiani e stranieri, nascondendoli nelle loro case; i partigiani accompagnarono alla frontiera svizzera centinaia di vecchi e bambini, e li misero in salvo. Molti ebrei trovarono rifugio e salvezza grazie alla Chiesa cattolica ...

...I GIUSTI...

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Ai Docenti

Insegnare la Shoah; parlare dello sterminio sistematico di milioni di uomini, di donne, di bambini perpetrato dal nazismo in nome di un progetto che non ammetteva l'esistenza di "razze inferiori" e che prevedeva l'eliminazione fisica di ogni voce di opposizione. Come trasmettere l'insegnamento di questa immane tragedia a ragazzi bombardati ogni giorno da notizie di guerre, di ingiustizie, di orrendi attentati?

vedi sito


... Commento...

Quando l’uomo, la donna, perdono se stessi, ovvero quella parte umana che distingue la nostra specie dalle belve, quel che ne esce è inenarrabile. Eppure non basta dire: “... la guerra degrada l’umano”; se così fosse l’umanità avrebbe, in base alle esperienze vissute, evitato le guerre, le guerriglie, la violenza... Invece, basta dare uno sguardo a trecentosessanta gradi a questo povero mondo e la crudeltà è all’ordine del giorno, a partire dai bambini che subiscono violenze di ogni genere.

Allora la domanda è: perché l’essere umano ha bisogno di autodistruggersi? Far violenza agli altri è farla a se stessi, perché gli altri ci rimandano l’immagine di quello che siamo, persone e/o nazione. Cosa c’è dunque, in quest’aria che respiriamo (economica-culturale-sociale) che ci rende belve? Prego, prendiamoci un po’ di silenzio attivo per riflettere come soggetti (e non oggetti della moda): Io chi sono? - In quale contesto cresco, imparo, lavoro, vivo? - Sto bene con me stesso? - Cosa mi fa star male (reale o indotto dal sistema)? - Come uscirne? - Di cosa ho realmente bisogno? - Come costruirlo? ...

Recuperare il tempo del pensiero autonomo è già un passo sulla strada della costruzione... Il primo passo...

Tergiversare non è più possibile: i valori sono oramai crollati e l’uomo (preda del consumismo) è arrivato a consumare se stesso. Avanti non si cammina se non ci sono radici profonde a mantenerci in equilibrio... Riappropriamoci delle nostre, velocemente, per non ricadere nei soliti errori distruttivi/autodistruttivi.  (la redazione del sito)