«La giustizia, dovere morale verso le vittime» Reazioni alla sentenza di condanna per i responsabili della strage di Marzabotto. Cofferati: «Vengono ribaditi i valori della Resistenza» |
LA SPEZIA - «Due erano gli obiettivi che sentivamo come prioritari: il dovere morale verso le vittime e le loro famiglie di ottenere giustizia, e la convinzione che la democrazia sa fare giustizia. Oggi possiamo dire che l'esito del processo corrisponde a questa nostra aspettativa». Sono parole di Andrea De Maria, segretario dei Ds bolognesi ed ex sindaco di Marzabotto, che era a La Spezia per la chiusura del processo per la strage nazista che nel 1944 contò quasi 2mila morti, tra cui donne e bambini. «Credo sia stata una giornata importante perché la verità processuale ha individuato precise responsabilità ed è stata importante per i familiari delle vittime - ha aggiunto De Maria -. I reati contro l'umanità vengono condannati secondo i principi di uno Stato democratico». «VALORI DELLA RESISTENZA» - «È una sentenza importante e simbolica che giunge dopo un processo lungo, giusto e approfondito» ha commentato il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati. Una sentenza, ha aggiunto, che «ribadisce i valori della Resistenza sui quali è stata costruita la nostra democrazia e rende giustizia alla vittime, ai sopravvissuti e a tutti colori che sono stati colpiti da quei massacri». «NON VENDETTA MA GIUSTIZIA» - «Mai rinunciare alla ricerca della verità e delle giustizia, anche di fronte a occultamenti di carte e di prove - così il presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani -. Questa sentenza ci dice, a distanza di tanti anni che è possibile ottenere giustizia con l'impegno e la partecipazione delle comunità e delle istituzioni locali. Non vendetta ma giustizia: dopo la condanna mille volte ribadita nella coscienza civile del nostro Paese e del mondo intero». «PIU' FIDUCIA NEL FUTURO» - «Questa sentenza non lenisce il dolore e il dramma delle famiglie massacrate a Marzabotto, ma ci consente di guardare con maggior fiducia al futuro, e ai fatti ancora irrisolti, come Ustica - ha detto il rappresentante al processo della regione Emilia Romagna, Lino Zanichelli -. Conta ancor di più, questa sentenza, perché la Corte è stata molto attenta ai fatti, ai singoli imputati e alla giustizia. Non c'è stato un riconoscimento postumo, ma una sentenza di giustizia». «UN PESO ALLEGGERITO» - «È una cosa straordinaria, questa sentenza. Sono state accolte le tesi fondamentali di una popolazione: che ora finalmente potrà sentire alleggerito il peso che ha schiacciato la nostra gente per 62 anni. Sentir dire i nomi uno per uno delle persone che si erano costituite parti civili, oltre cento, tutte facce che conosciamo benissimo, è stata un'emozione incredibile. Ora vivremo tutti meglio». Claudio Sassi, sindaco di Grizzana Morandi, non trattiene le lacrime. «Va dato atto a questa giuria di aver lavorato con grande onestà» aggiunge. Gli altri sindaci dei paesi devastati dalla barbarie della 16ma divisione SS, Andrea Marchi per Monzuno e Edoardo Masetti per Marzabotto, condividono questo dolore. «Quanto avvenne non è accettabile, non è giustificabile - dice Marchi -. Questa sentenza, attesa da anni, ci darà come cittadini il dovere di testimoniare ancora di più il nostro impegno, perché tragedie come quella avvenuta 62 anni fa non si ripetano mai più». «TROPPI MORTI» - «Avrei preferito vederli condannati tutti, ma giustizia è fatta, almeno un po'». È questo il commento alla sentenza di condanna di Ferruccio Laffi. Nella strage di 62 anni fa ha perso 14 familiari e ha seguito tutto il processo. «È un segnale, almeno, una traccia di colpevolezza riconosciuta - aggiunge -. Troppi morti. Troppi». Lo abbracciano gli avvocati Manrico Bonetti e Andrea Speranzoni. Hanno vissuto mesi sulle carte, fra gli archivi, e sui luoghi della strage: per rappresentare oltre 100 superstiti, come Ferruccio, e familiari stretti delle vittime. Spiega Speranzoni: «Il tribunale ha riconosciuto con le condanne il diritto alla giustizia, dopo 62 anni. La battaglia ora si sposta sul risarcimento, legittimato, sulla richiesta che avanzeremo per la tardività con cui è stato celebrato questo processo». Altre mani stringono quelle di Ferruccio. Una donna, in dialetto bolognese, gli grida: «Vuol dire che avevamo ragione noi, l'abbiamo sempre avuta». E Ferruccio: «Potremo dire ai nostri giovani che avevamo ragione. Quella non era guerra, no. Era barbarie». «PROCESSO IN GERMANIA» - «Adesso questi processi devono essere celebrati anche in Germania». È Marianne Wienemann, cittadina tedesca che ha seguito tutto il processo di Marzabotto, a parlare. Fa parte, spiega, di una «rete di cittadini e organizzazioni che stanno spingendo perché di queste stragi si parli anche in Germania, e i processi vengano celebrati in modo che i colpevoli debbano rispondere delle proprie azioni, e pagare conseguenze concrete». IL DIFENSORE - «Se basta essere appartenuti alla Gioventù Hitleriana per essere ritenuti corresponsabili delle stragi naziste, allora dobbiamo allungare l'elenco degli imputati. Anche a Papa Ratzinger». Sceglie la provocazione l'avvocato Nicola Canestrini, difensore di Wilheilm Kusterer, uno dei sette imputati assolti per non aver commesso il fatto. Canestrini, che ha parlato per ultimo fra i difensori, ha anche esibito una foto di Benedetto XVI, chiedendo di inserirla agli atti: una provocazione alla quale ha rinunciato quando il Pm Marco de Paolis ha fatto opposizione. È stata la risposta alla tesi dell'avvocato di parte civile, Giuseppe Giampaolo, che aveva esteso il concetto del concorso in reato: sostenendo che già l'essersi arruolati volontari nelle SS, «significava essere spiritualmente armati, dunque corresponsabili». Canestrini era l'unico avvocato di fiducia del processo. Kusterer è stato il solo a professarsi innocente via lettera, con una missiva firmata anche dalla moglie, in cui sosteneva di essere entrato nelle SS non per fanatismo ma per accelerare il matrimonio, essendo la moglie incinta. Il Pm aveva evidenziato invece il suo ingresso a 13 anni nella Gioventù Hitleriana ma anche le decorazioni militari per meriti nelle operazioni in Italia e nell'est europeo. 13 gennaio 2007 - dal Corriere della sera del 14/1/07
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